I diritti delle donne in Europa: attivismo, sfide e il potere della solidarietà transnazionale
Gli ultimi anni hanno visto una crescita allarmante di movimenti contro i diritti umani delle donne. Lo spazio transnazionale offre ai movimenti femministi opportunità e strumenti di cooperazione che sono preziosi soprattutto quando a livello nazionale i margini si restringono. Come funzionano le reti di solidarietà della società civile a livello europeo e come stanno reagendo all'attacco ai diritti delle donne?
Gli ultimi anni hanno visto una crescita allarmante di movimenti contro i diritti umani delle donne a livello globale. Un segnale che le cose stavano peggiorando è arrivato nel 2021 con il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale di più vasta portata, e uno degli strumenti fondamentali, per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. La Convenzione è messa in discussione apertamente anche in alcuni paesi dell’Unione europea mentre molti di quelli che l’hanno ratificata non ne garantiscono pienamente l’attuazione. Questo assume caratteri preoccupanti se si pensa che negli anni della pandemia l'aumento drammatico del numero dei femminicidi ha portato alcuni media europei a parlare di una vera e propria ‘guerra silenziosa’ contro le donne.
Oggi daremo spazio all’esperienza delle Donne in Nero, una delle reti transnazionali di organizzazioni femministe più importanti al mondo, tra le più attive nel promuovere una prospettiva di genere nella politica internazionale a partire dall’esperienza di opposizione al regime di Milosevic e alle guerre di dissoluzione in Jugoslavia.
Negli anni Novanta le Donne in Nero di Belgrado sono state le protagoniste di una straordinaria mobilitazione per la pace e la solidarietà nella regione e tra le due sponde dell’Adriatico mettendo in campo, con le loro proteste, una tra le forme più visibili e persistenti di resistenza alle guerre jugoslave. Ancora oggi le Donne in Nero continuano a alimentare la pratica e la teoria della sorellanza anche attraverso i confini, promuovendo azioni di solidarietà transnazionale tra donne di paesi diversi attive nella tutela della pace, della democrazia e dei diritti fondamentali. Tra queste il lavoro sulla Convenzione di Istanbul attraverso la stesura dei ‘rapporti ombra’ con cui la società civile monitora l’applicazione nei paesi che l’hanno ratificata.
Con questo esempio intendiamo discutere dello spazio transnazionale e del sistema multilivello internazionale ed europeo per tutela dei diritti umani e di cosa offre ai movimenti che lottano per i diritti delle donne; quali opportunità di cooperazione per proteggere i diritti fondamentali soprattutto nei paesi in cui gli spazi di azione civica a livello nazionale si sono ristretti. E questo anche tenuto conto del fatto che varie organizzazioni di stampo reazionario che vorrebbero limitare ad esempio i diritti riproduttivi delle donne, operano in modo sempre più coordinato a livello transnazionale anche attraverso i contenziosi strategici presso le corti internazionali per affermare i loro obiettivi.
Che si tratti di solidarietà o iniziative cosiddette anti-gender, la copertura mediatica di questi fenomeni transnazionali è generalmente limitata. Oltre ai media, spesso anche i tribunali e le stesse organizzazioni della società civile non sono sempre pienamente consapevoli di come usare strumenti internazionali come le convenzioni, il diritto comunitario o le piattaforme di dialogo e cooperazione internazionale per allargare lo spazio dei diritti e tutelare i principi democratici nel proprio paese e a livello europeo.
Per questo è importante discutere di come si stanno muovendo le organizzazioni che operano in Europa per i diritti per rispondere a queste sfide e promuovere il loro ruolo. È bene capire come funzionano le reti di solidarietà della società civile a livello europeo e che idea di Europa esprimono. Che opportunità offrono strumenti internazionali, incluse le normative europee, per far avanzare i diritti delle donne e come e con quali risultati vengono usate dai movimenti della società civile. Infine fino a che punto l’attivismo civico possa valersi del diritto nazionale e internazionale per sostenere e ampliare i diritti fondamentali.
Ne parliamo in un webinar con:
Lepa Mlađenović, attivista femminista, co-fondatrice delle Donne in Nero di Belgrado
Elena Biaggioni, avvocata, delegata della rete europea WAVE. Women Against Violence Europe
Daniela Chironi, ricercatrice Scuola Normale Superiore
Modera: Rossella Vignola, OBC Transeuropa
Registrazione obbligatoria tramite questo link .
Il webinar sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di OBC Transeuropa.
Bio delle relatrici:
Lepa Mlađenović. Attivista femminista, lavora come consulente femminista per le donne vittime di violenza maschile. Dal 1991, inizio della guerra nell’ex-Jugoslavia, entra a far parte delle Donne in Nero contro la guerra, gruppo femminista antifascista, pacifista e antimilitarista che si opponeva al regime serbo. Come femminista radicale e insieme ad altre femministe ha fondato a Belgrado un centro di consulenza e aiuto per le donne vittime della violenza maschile, che in seguito è diventato l’Autonomous Women’s Center (1993). E’ attiva anche sul piano internazionale, all’interno di network internazionali quali: LFA (Lesbian feminist activist), FLIPSUR (Feminist list against rape in war in territory of Yugoslavia), LQ_FEAST (Lesbians and queer feminist list of Europe). Ha contribuito attivamente alla creazione del Tribunale delle donne di Sarajevo.
Elena Biaggioni. Avvocata dal 2003, si occupa di diritto penale e, per quanto riguarda le vittime di violenza domestica e di genere, tratta il tema dell’accesso alla giustizia e accompagnamento delle donne nei percorsi giudiziari. È attualmente vicepresidente di D.i.Re donne in rete contro la violenza e e componente della rete delle avvocate D.i.Re . Ha un interesse specifico per gli aspetti internazionali di tutela dei diritti umani delle donne ed è attualmente Delegate a WAVE (Women against violence Europe), la rete europea di centri antiviolenza, case rifugio, organizzazioni attive contro la violenza maschile sulle donne a livello europeo. All’interno di WAVE collabora al gruppo legale. Tra il 2017 e il 2019 ha coordinato e curato la redazione del Rapporto delle associazioni di donne sull’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia per il GREVIO e ha tenuto i rapporti con il Segretariato per le visite in occasione del monitoraggio. Ha seguito con altre associazioni il monitoraggio delle raccomandazioni del Comitato delle Parti che si è appena concluso.
Daniela Chironi ha conseguito il dottorato di ricerca in Sociologia politica comparata presso l'Istituto Universitario Europeo (IUE) di Fiesole, Firenze. È assegnista di ricerca in Scienze politiche e sociali presso la Scuola Normale Superiore (SNS) e membro del "Centro studi sui movimenti sociali" (COSMOS) di Firenze (Italia). Ha pubblicato articoli sui movimenti sociali, sui partiti politici e sulle conseguenze politiche delle disuguaglianze economiche. Il suo principale interesse di ricerca è la relazione tra movimenti sociali e cambiamento dei partiti.Si interessa anche ai Media studies, concentrandosi in particolare sulle strategie di comunicazione dei movimenti sociali durante la stagione dei Social Forum. Ha lavorato come giornalista radiofonica e della carta stampata.
Per informazioni:
Rossella Vignola vignola@balcanicaucaso.org | segreteria@balcanicaucaso.org
Evento organizzato nell'ambito del progetto Trapoco. Transnational political contention in Europe, cofinanziato dal programma Erasmus+ (Azione Jean Monnet) dell'Unione europea.